Che ruolo ha l’IA nell’evoluzione della specie?

Immagine di galassia in lontananza nell'universo

L’Intelligenza artificiale potrebbe avere un ruolo importante nell’evoluzione della specie umana, rivoluzionando il significato del termine “morte” (e quindi anche di “vita”) e il modo in cui la società occidentale si rapporta ad essa. Ma questo cosa significa?

“Il desiderio dell’immortalità è antico quanto lo è l’umanità stessa”. Fin dall’antichità, l’essere umano è stato mosso dal desiderio di sconfiggere la morte ed è stato proprio questo, unito alla paura, ad essere stato il motore di numerose scoperte volte a superare i limiti  umani, come la medicina. Oggi infatti, rispetto al secolo scorso, la vita si è già allungata notevolmente, allontanando sempre di più quel punto di non ritorno. 
Questo desiderio di immortalità si è tradotto nei secoli in forme diverse di correnti, pensieri, tra cui le religioni e movimenti come il transumanesimo. Il movimento transumanista studia soluzioni che mirano a superare i limiti biologici dell’essere umano, tra cui la morte, per mezzo della scienza e della tecnologia. Storicamente, il punto di svolta per questa corrente di pensiero arrivò con il rinascimento italiano prima e con la rivoluzione francese poi, in quanto spinsero verso una maggior libertà di pensiero e dalla religione.
Successivamente il movimento continuò a svilupparsi maggiormente in California verso la fine degli anni ’80 e inizi ’90, periodo del boom tecnologico. Era anche un periodo caratterizzato da un’atmosfera apocalittica all’insegna della paura, il contesto era quello del dopo guerra.
In risposta a questo sentimento generalizzato si sviluppò da una parte l’evangelismo e, dall’altra, il transumanesimo. In entrambi i casi il tentativo era quello di delineare un futuro più luminoso cercando un miglioramento per l’essere umano, inseguendo un’idea di immortalità. La differenza risiedeva – e risiede tuttora – nel percorso da intraprendere per raggiungere questa ipotetica e tanto desiderata forma di immortalità.

L’evoluzione tecnologica è stata fondamentale nelle ricerche transumaniste che mirano a quest’obiettivo, ma le novità uscite in questi ultimi anni come l’IA, la realtà virtuale e quella aumentata, stanno avvicinando sempre di più come mai prima d’ora il movimento del transumanesimo alla scoperta dell’immortalità. Infatti, l’IA è ormai  protagonista indiscussa di numerose ricerche e progetti odierni che mirano a un miglioramento delle potenzialità umane in un’ottica di maggior benessere, oltre che a trascendere la morte.
Ad oggi, i progetti che avvicinano magiormente la realtà à conoscere una forma di immortalità a doppio senso (e cioè che permette un’esperienza  senza fine in cui permane la possibilità di evolversi e imparare)  sono gli avatar dotati di un’IA che permetta all’utente di esprimere il proprio essere autenticamente in un contesto virtuale.
Progetti come LifeNaut sta studiando su più fronti come raggiungere l’obiettivo del minduploading.
Il minduploading potrebbe essere una soluzione per raggiungere una forma di immortalità, consiste nella riproduzione esatta del cervello da caricare su supporti elettronici, così da evitare il deperimento organico del corpo e rendendo possibile un’espansione cognitiva mai sperimentata prima. Il pensiero che sta alla base di una tecnologia del genere considera l’identità come un insieme di dati che possono essere tranquillamente caricati da un dispositivo organico, quale il corpo, in uno elettronico. 
Tuttavia, questa sarebbe una forma di immortalità individuale, che andrebbe a favore del singolo, senza rispondere alle minacce che incombono sull’umanità in quanto specie. 

Foto di julien Tromeur su Unsplash.

Esistono infatti numerose ricerche che vertono al raggiungimento di immortalità di specie piuttosto che quella individuale come, ad esempio, la colonizzazione spaziale condotta da Elon Musk, il cui intento finale è appunto quello di preservare l’umanità da ogni tipo di minaccia, quali il riscaldamento climatico o guerre nucleari. Inoltre, l’immortalità individuale potrebbe essere controproducente per l’evoluzione della specie, in quanto si verificherebbe uno stagnare delle stesse persone che impedirebbe un sano rinnovamento delle idee, cosa che conferisce dinamismo all’evoluzione umana.

Se l’immortalità dovesse essere raggiungta, cosa significherebbe per la specie umana?
Se le ricerche condotte dal movimento transumanista dovessero portare al raggiungimento dell’obiettivo dell’immortalità, questo rappresenterebbe un momento storico significativo anche per la fisica, in quanto la specie umana potrebbe passare dall’essere una civilizzazione di tipo 0 a una civilizzazione di tipo 1, un avvenimento determinante per l’evoluzione umana.

La civilizzazione di tipo 0 è caratterizzata da una dipendenza energetica che proviene da piante morte, oli e carbone. La civilizzazione di tipo 1, invece, è da un potere planetario: controlla terremoti, vulcani e il clima. Tutto ciò che può essere controllato a livello planetario, le civilizzazioni di tipo 1 lo controllano. La civilizzazione di tipo 2 è stellare. Ha esaurito l’energia di un pianeta e si ricarica direttamente dalla loro stella madre. Usa l’energia del sole stesso per alimentare i macchinari e gli strumenti. Se si dovesse esaurire l’energia della stella, diventerebbe galattica, transitando da civilizzazione di tipo 2 a 3, che sfrutta l’energia di miliardi di stelle all’interno di una galassia.
Le civilizzazioni che potrebbero aver raggiunto uno stato di immortalità, secondo la fisica, sono quelle di tipo 2 . di tipo 1.

Per raggiungere il grado di civilizzazione di tipo 3, secondo Kaku sarebbe necessario un robot che atterri sulla luna e che crei una fabbrica che produca altre milioni di copie di se stesso su quella luna, per poi spedire questi cloni di robot in altre lune. Successivamente ognuno di questi robot-cloni creerebbe un’altra fabbrica di cloni di se stesso che successivamente verrebbero mandati su tre lune per continuare questo processo all’infinito.
Da un robot ne si ottengono milioni, e poi milioni di milioni, e poi milioni di milioni di milioni, finche non si ottiene una sfera che si espande a una velocità vicina a quella della luce e che contenga triliardi di questi robot, che vengono fatti atterrare su una luna e che semplicemente attendono che una civiltà di tipo 0 diventi di tipo 1.

Foto di Min An su Pexels

Tuttavia, le tecnologie oggi esistenti non consentono ancora una reale forma di immortalità, in quanto i dispositivi fisici tecnologici (o substrati computazionali artificiali) saranno anch’essi soggetti al deperimento nel corso del tempo, finché la specie umana non si evolverà almeno a una civilizzazione di tipo 1, che sia in grado di controllare tutte le forze naturali del pianeta, o ancora meglio a una civilizzazione di tipo 2 e in quanto tale immortale a livello galattico (e non solo planetario). La soluzione potrebbe essere quella di utilizzare il minduploading e l’intelligenza artificiale per preservare le varie identità di tutti i componenti della specie umana finché l’umanità non abbia effettuato la transizione da civilizzazione di tipo 0 a 1, e poi da 1 a 2.

Il fisico statunitense Michio Kaku sostiene che l’umanità potrebbe assistere a un cambio di posizionamento nella scala delle civilizzazioni, oppure che l’umanità potrebbe ritrovarsi entro circa un secolo a confrontarsi con un possibile incontro futuro con una civilizzazione.

Foto in copertina di Alex Andrews su Pexels.

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