Finora, questi robot hanno dimostrato di non essere all’altezza delle aspettative e, anzi, potrebbero persino esacerbare i problemi che dovrebbero risolvere.
È il caso di Pepper, il primo robot personale, capace di leggere le emozioni, creato da SoftBank Mobile e Aldebaran Robotics nel 2014. Ben presto ne è stato riorganizzato il software per l’assistenza agli anziani, potendo funzionare come un utile compagno per le persone anziane che vivono da sole, intrattenendole con giochi, battute e conversazioni e persino ricordando loro di prendere i farmaci. Pepper, infatti, è un robot amichevole essendo stato proprio progettato per assistere gli esseri umani attraverso l’interazione sociale, essendo capace addirittura di illustrare una routine di esercizi eseguendo i movimenti con la parte superiore del corpo (non ha le gambe).
Eppure, è stato constatato che Pepper può diventare “nervoso” in mezzo alla folla, rischiando il cortocircuito del riconoscimento vocale in un ambiente con più persone che parlano.
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Whatever Happened to All Those Care Robots? su The Atlantic
Immagine di copertina di ThisIsEngineering su Pexels