Nell’articolo When dead children are just the price of doing business, Zuckerberg’s apology is empty, pubblicato su The Guardian del 4 Febbraio, Carole Cadwalladr esprime una critica pungente nei confronti di Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, e delle sue recenti scuse al Congresso. Cadwalladr evidenzia come le scuse di Zuckerberg appaiano vuote di fronte ai gravi problemi associati a Facebook, che comprendono rischi per la sicurezza dei bambini e adolescenti e l’influenza manipolativa sulla politica mondiale. L’autrice sottolinea la mancanza di una risposta legislativa adeguata a tali problemi e come, nonostante le critiche, Facebook continui a prosperare economicamente.
L’articolo descrive come Facebook sia una piattaforma dove si verificano cyberbullismo e sfruttamento sessuale di minori, con l’aggravante di facilitare l’incontro tra pedofili. Questi problemi hanno avuto conseguenze tragiche, come nel caso di Molly Jane Russell, una ragazza britannica di 14 anni, che si è tolta la vita a causa dell’impatto negativo dei contenuti online.
L’articolo menziona il caso di Taylor Swift per illustrare un ulteriore pericolo rappresentato dall’intelligenza artificiale generativa che crea e diffonde su Facebook di immagini pornografiche deepfake realizzate senza consenso, evidenziando così l’uso dannoso delle tecnologie AI e la mancanza di misure preventive adeguate da parte delle piattaforme social.
Cadwalladr discute anche il ruolo di Facebook nell’influenzare gli eventi politici, facendo riferimento allo scandalo di Cambridge Analytica, che è emerso nel 2018, e che riguardava la raccolta non autorizzata dei dati di milioni di utenti di Facebook da parte di Cambridge Analytica, una società di consulenza politica. Questi dati sono stati poi utilizzati per influenzare le elezioni, come quelle presidenziali degli Stati Uniti nel 2016 e il referendum sulla Brexit nel Regno Unito. L’articolo mette in luce come le false informazioni e i deepfakes su Facebook possano continuare a manipolare l’opinione pubblica, come è avvenuto recentemente nelle elezioni in Slovacchia.
Durante le udienze del Senato, Zuckerberg si è scusato con i genitori delle vittime, ma Cadwalladr sottolinea che non è la prima volta che lo fa. L’autrice mette in dubbio la sincerità di queste scuse, considerando la mancanza di azioni concrete da parte di Facebook per risolvere i problemi sollevati.
Nonostante le ripetute scuse di Zuckerberg e le critiche ricevute, gli Stati Uniti non hanno ancora introdotto leggi federali per regolare Facebook o altre piattaforme tecnologiche. Questo lascia l’azienda libera di continuare le sue attività senza restrizioni legali significative.
L’articolo conclude evidenziando come, nonostante le controversie, Facebook sia riuscito ad aumentare significativamente i propri guadagni. Dopo le udienze, il valore delle azioni di Facebook è salito notevolmente, aumentando la capitalizzazione di mercato dell’azienda e arricchendo ulteriormente Zuckerberg.
In sintesi, Cadwalladr presenta un quadro in cui le scuse di Zuckerberg appaiono come un esercizio retorico vuoto in un contesto dove i problemi reali causati da Facebook rimangono irrisolti e l’azienda continua a trarre enormi benefici economici nonostante le sue mancanze etiche e sociali.
Sulla scia dell’articolo di Carole Cadwalladr, occorre sottolineare l’urgenza di una sorveglianza più rigorosa sui contenuti pubblicati sui social media. Le piattaforme come Facebook dovrebbero essere tenute a una responsabilità più elevata per monitorare e controllare i contenuti potenzialmente dannosi, come il cyberbullismo, lo sfruttamento sessuale, i deepfakes e le scene di violenza. Inoltre, è fondamentale che i dati degli utenti non vengano riutilizzati o condivisi senza un chiaro e inequivocabile consenso.
Solo con un impegno concreto alla vigilanza e al rispetto della privacy possiamo mitigare i rischi associati all’uso dei social media.