L’articolo “Generative AI’s End-Run Around Copyright“, scritto da Arvind Narayanan e Sayash Kapoor e pubblicato il 22 gennaio 2024 su “AI Snake Oil,” analizza l’impatto dell’intelligenza artificiale generativa (Gen AI) sul diritto d’autore. La causa legale intrapresa dal New York Times contro OpenAI ha evidenziato che ChatGPT, il modello di AI sviluppato da OpenAI, produce testi notevolmente simili a quelli del NYT. Questo episodio ha catalizzato un dibattito significativo che si estende ben oltre le questioni legali e coinvolge sia l’input dei dati, ovvero il materiale utilizzato per addestrare i modelli di AI, sia l’output dei dati, cioè i contenuti generati dall’AI stessa.
L’Input: l’appropriazione impropria di dati protetti da copyright
Dal punto di vista dell’input, emerge una questione centrale: l’uso improprio di dati protetti da copyright durante l’addestramento dei modelli AI. OpenAI ha ammesso che limitarsi a dati di dominio pubblico renderebbe i propri prodotti meno efficaci, ma questo solleva inevitabilmente la questione dell’adeguato riconoscimento e della compensazione per il lavoro degli autori.
L’Output: contenuti simili a materiale protetto da copyright
Sul fronte dell’output, l’articolo analizza la problematica della generazione di contenuti simili a materiale coperto da diritto d’autore e i conseguenti danni economici, a partire dal banale aggiramento dei sistemi di paywall. Il New York Times, nella sua causa legale, ha fatto riferimento sia a testi rielaborati che a testi copiati fedelmente, sollevando una serie di interrogativi su come la Gen AI possa rispettare i confini del diritto d’autore.
Soluzioni possibili: citare le fonti e acquisire licenze adeguate
Come soluzione alle questioni poste dall’articolo, si potrebbe prospettare quella di citare le fonti, ma ciò non porterebbe ad un cambiamento sostanziale nel modello di business delle aziende di AI, a meno che non siano costrette a ottenere licenze per i dati utilizzati nell’addestramento. Questo approccio implicherebbe che aziende come OpenAI compensino enti come il New York Times per l’uso dei loro dati. Tuttavia, determinare un compenso equo è complesso, poiché richiede una valutazione accurata del valore dei dati e del loro impatto sulla creazione dell’output, così come non è facile quantificare la perdita dei proventi pubblicitari di cui gli editori beneficiano.
Benefici della Gen AI: democratizzazione dell’accesso alla conoscenza
Parallelamente alle questioni legali ed etiche, è fondamentale evidenziare i benefici portati dalla Gen AI nella diffusione della conoscenza. Questa tecnologia promette di democratizzare l’accesso alle informazioni, ampliando l’accessibilità alla conoscenza per un pubblico più ampio. Le AI generative sono un catalizzatore di creatività e innovazione, offrendo nuove prospettive e soluzioni. Come scrive Weinberger, “Laddove un tempo c’erano geni solitari sulle spalle di giganti con lo sguardo rivolto verso l’alto, ora ci sono reti di persone piene di idee che si tengono sveglie a vicenda fino a notte fonda” (Caos quotidiano, p. 180).
Bilancio tra diritti d’autore e innovazione
In conclusione, pur riconoscendo le sfide legali, etiche e tecniche sollevate dall’articolo di Narayanan e Kapoor, è importante non trascurare l’immensa valenza che la Gen AI apporta alla società. La vera sfida risiede nel bilanciare i diritti d’autore e la proprietà intellettuale con l’innovazione tecnologica e il progresso culturale. Negli USA, lo strumento giuridico presente è il “fair use,” che stabilisce l’uso equo di un testo, garantendo che non danneggi economicamente chi l’ha prodotto. In Europa, la logica è incentrata sulla tutela del “diritto di riserva“, che dovrebbe garantire ad un autore di negare l’utilizzo del proprio testo. L’applicazione di questo diritto non è facilmente controllabile poiché non si riesce a tracciare i dati su cui sono addestrati i modelli.
Una soluzione equa e sostenibile
Una soluzione valida potrebbe essere quella di utilizzare dati coperti da copyright, ma solo previa acquisizione di licenze adeguate e il conseguente compenso per chi li crea. Questo equilibrio consentirebbe alle aziende di Gen AI di continuare a innovare e offrire accesso alla conoscenza, garantendo nel contempo una giusta remunerazione per il lavoro degli autori. La Gen AI sta trasformando la vita delle persone, consentendo loro di scoprire, imparare e condividere in modi nuovi, ma questo deve essere al servizio di una società equa, dove sia valorizzato il lavoro di chi scrive e produce idee. La sfida è complessa, ma una soluzione equa e sostenibile può portare a un futuro in cui la Gen AI contribuisce al progresso culturale e al benessere di tutti.
Riferimento