Un nuovo sondaggio globale ha rilevato che solo ad un lavoratore su 10 è stata offerta una formazione in IA, nonostante la domanda in forte espansione di queste competenze. In altre parole, i datori di lavoro non stanno formando il loro personale in punto di tecnologia.
Eppure i dati di Randstad mostrano che, dall’inizio di quest’anno, c’è stato un aumento di 20 volte del numero di annunci di lavoro che richiedono competenze di IA generativa ed algoritmi come ChatGPT di OpenAI.
Ciononostante, meno di un lavoratore su tre sa già usare l’IA nel proprio lavoro.
L’IA non è un job-killer ma piuttosto uno strumento che può migliorare le nostre capacità.
Di conseguenza, coloro che possono dimostrare questo livello di alfabetizzazione completa, già prima dell’assunzione (vista la mancata formazione postuma), sono molto più richiesti, il che contribuisce a salari più alti e migliori prospettive occupazionali.
Si sta creando così un divario di competenze “significativo”.
Questo persistente divario di competenze dà ai lavoratori della Generazione Z un vantaggio quando si tratta di ricerca di lavoro. Crescere nell’era digitale, infatti, rende i giovani più inclini alle innovazioni tecnologiche, come l’IA stessa.
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Immagine di copertina via DuckDukGo