Whittaker ha spiegato la sua prospettiva, sostenendo che l’IA è, in gran parte, inseparabile dal settore dei big data e del targeting perpetuato da aziende del calibro di Google e Meta.
In questo senso ha proseguito dicendo che l’IA “è un’esacerbazione di ciò che abbiamo visto, alla fine degli anni ’90, della pubblicità di sorveglianza: anche l’IA, allo stesso modo, è tesa ad espandere il modello di business della sorveglianza“.
Ancora, ha rappresentato, a titolo esemplificativo, che se si passa davanti ad una telecamera di riconoscimento facciale, tesa anche al riconoscimento delle emozioni, si riceve un risultato in base alla propria felicità, tristezza, carattere, etc. Così, ha proseguito Whittaker, “questi sono in definitiva sistemi di sorveglianza che vengono commercializzati a coloro che hanno potere su di noi in generale, per fare determinazioni e previsioni che modelleranno il nostro accesso alle risorse ed alle opportunità“.
Ironia della sorte, ha sottolineato, i dati che sono alla base di questi sistemi sono spesso organizzati ed annotati (un passo necessario nel processo di assemblaggio del set di dati degli strumenti di IA) dagli stessi lavoratori a cui possono essere mirati.
Così, ha chiosato: “In un certo senso quello che stiamo vedendo è una sorta di fenomeno del Mago di Oz: quando tiriamo indietro il sipario non c’è molto di intelligente”.
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Signal’s Meredith Whittaker: AI is fundamentally ‘a surveillance technology’ – Tech Crunch
Immagine di copertina via DuckDuckGo