Quando Gareth Edwards, il regista di Rogue One: A Star Wars Story, stava pensando alla colonna sonora del suo prossimo film sull’intelligenza artificiale, The Creator, ha deciso di provare a comporla con l’intelligenza artificiale, ottenendo risultati “piuttosto buoni”, ma non all’altezza di Hans Zimmer.
L’esperimento di Edwards riflette un importante dilemma al centro di una delle più grandi controversie che sta attualmente affrontando Hollywood.
L’industria cinematografica si trova in una situazione di stallo, con attori e scrittori che protestano per ottenere condizioni di lavoro più eque e per regolare l’impiego dell’intelligenza artificiale generativa nei processi creativi.
Persino autori e artisti stanno reagendo con veemenza, sostenendo che le aziende tecnologiche stiano rubando le loro proprietà intellettuali tramite un indiscriminato “scraping” del web alla ricerca di immagini e testi. Figure di spicco, come la comica e scrittrice Sarah Silverman, hanno intentato cause contro le aziende di intelligenza artificiale per violazione del copyright.
Ma generare un brano musicale nello stile di Hans Zimmer è molto più complesso di quanto possa fare un’intelligenza artificiale che crea una semplice melodia di pianoforte.
I sistemi di intelligenza artificiale sono vincolati dai dati di addestramento, mentre gli esseri umani hanno a disposizione la loro immaginazione e l’intero mondo circostante da cui trarre ispirazione.
Edwards, che alla fine si è rivolto allo stesso Hans Zimmer per la colonna sonora del suo film, ha sottolineato che l’intelligenza artificiale manca di una competenza cruciale per la creazione di buona arte: il senso estetico. Gli algoritmi non “comprendono” appieno ciò che gli esseri umani considerano bello o brutto, pertanto non la ritiene – almeno al momento – pericolosa per il futuro del lavoro creativo.
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