É ciò che sta succedendo sempre più spesso negli USA. Carlos, un uomo che fuggì dal Brasile per cercare asilo negli Stati Uniti ma si è ritrovato bloccato in un centro di detenzione a causa di gravi problemi di comunicazione dovuti alla barriera linguistica. Il personale del centro utilizzava strumenti di traduzione basati sull’IA, ma questi non riuscivano a comprendere l’accento regionale di Carlos e producevano traduzioni inaccurate. Questo problema è diffuso in tutto il sistema di immigrazione, dal controllo dei confini ai tribunali dell’immigrazione.
Il sistema di immigrazione si affida sempre di più a strumenti di traduzione basati sull’IA, come Google Translate, senza comprendere appieno i loro limiti. Gli esperti avvertono che questi strumenti non dovrebbero mai essere utilizzati in modo non supervisionato o per lingue marginalizzate, poiché possono portare a gravi errori di traduzione e complicare i casi di asilo. Inoltre, i sistemi di traduzione automatica riflettono le disuguaglianze linguistiche e culturali esistenti e non riescono a catturare la complessità delle lingue e delle culture non inglesi.
É inoltre necessario considerare le implicazioni culturali e linguistiche nella traduzione, specialmente in situazioni di asilo, dove anche piccoli errori possono influire sulla decisione finale. Il sistema di immigrazione degli Stati Uniti deve affrontare questi problemi per garantire una giustizia equa e accurata per coloro che cercano asilo nel paese.
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