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I chatbot in psicoterapia

L’articolo “L’intelligenza artificiale al servizio della salute mentale: i chatbot in psicoterapia“, scritto  da Tiara Ailen Belloni Carreras e Rosita Borlimi e pubblicato sulla rivista “The State of Mind” il 26 settembre 2023, offre un quadro documentato sull’evoluzione dell’utilizzo dell’Intelligenza artificiale in psicoterapia, con particolare attenzione all’uso di chatbot.

I chatbot sono programmi che utilizzano l’elaborazione del linguaggio naturale per rispondere a domande e hanno radici che risalgono agli anni ’50 quando Alan Turing propose il suo “test” che aveva l’obiettivo di verificare se un programma per computer fosse in grado di interagire con un gruppo di soggetti senza che questi si accorgessero che il loro interlocutore fosse artificiale. Nel corso degli anni, sono stati sviluppati vari chatbot, alcuni dei quali hanno simulato il comportamento di uno psicoterapeuta. Negli anni ’60, fu sviluppato il primo chatbot chiamato ELIZA, che simulava l’intervento di uno psicoterapeuta della scuola rogersiana.

Le autrici suggeriscono – citano alcune ricerche – che le terapie online basate su tecniche cognitivo- comportamentali possono essere altrettanto efficaci della terapia in presenza per il trattamento dei disturbi d’ansia e di depressione. I chatbot possono contribuire al consolidamento degli effetti terapeutici o rendere accessibili i servizi terapeutici.

Considerano le preoccupazioni legate alla protezione dei dati e privacy, inoltre sottolineano la difficoltà a verificare l’attendibilità dei “consigli terapeutici” da parte di chatbot, specialmente se il loro funzionamento non è trasparente. Alcuni pazienti non sono in grado di analizzare criticamente i consiglipotrebbero fraintenderli e questo è estremamente rischioso nelle situazioni in cui c’è un’ideazione suicidaria.

La soluzione proposta è quella che i chatbot ricevano il marchio CE (Conformité Européenne), questo potrebbe permettere di distinguere chatbot terapeutici efficaci e sicuri da quelli che non offrono alcun beneficio clinico o potrebbero recare danni al paziente.

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