Quando si parla di progresso tecnologico, spesso viene fatto in maniera diversa rispetto a quando si affrontano argomenti quali, per esempio, il futuro della cultura o della politica. Sarebbe troppo importante o pesante definire un cambiamento politico come “progresso”, o una forma d’arte “più sviluppata”.
Spesso le persone pensano ai veicoli elettrici e l’auto-guida autonoma come soluzione universale ai problemi di inquinamento e sicurezza stradale, evidenziando come tali soluzioni non tengano conto delle infrastrutture urbane e delle politiche di pianificazione che favoriscono l’uso dell’auto. Una riflessione più ampia e inclusiva sul futuro della tecnologia potrebbe focalizzarsi su come migliorare la qualità della vita delle persone e affrontare le sfide sociali ed ambientali in modo più efficace.
Esistono esempi concreti, come l’attivismo per una mobilità urbana più sostenibile ad Amsterdam e l’approccio delle comunità Māori alla tecnologia linguistica, che rendono possibile la creazione di un futuro tecnologico che serva veramente l’interesse pubblico. L’importanza di porsi domande critiche sulle tecnologie emergenti e a immaginare alternative che riflettano valori inclusivi e sostenibili è centrale per contrastare le narrazioni tecno-soluzioniste dominanti.
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