L’articolo di Barbora Bukovská, pubblicato il 7 settembre 2023 da “Article 19”, tratta della decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea di negare l’accesso pubblico ai documenti relativi a un controverso progetto di riconoscimento delle emozioni finanziato dall’Unione Europea, a motivo della protezione degli interessi commerciali.
Patrick Breyer, membro del Parlamento Europeo e attivista per i diritti digitali, aveva avanzato una richiesta di accesso ai documenti relativi al progetto iBorderCtrl il 5 novembre 2018. Questo progetto riguarda una tecnologia di riconoscimento delle emozioni che utilizza l’intelligenza artificiale per individuare presunte bugie raccontate agli agenti di frontiera e aveva ricevuto un finanziamento di 4,5 milioni di euro dall’Unione Europea.
In risposta alla richiesta di Breyer, l’Agenzia Esecutiva per la Ricerca dell’Unione Europea aveva concesso l’accesso parziale a alcuni documenti, ma aveva negato l’accesso ad altri, affermando che ciò avrebbe compromesso gli interessi commerciali delle aziende coinvolte nel progetto.
Il Tribunale Generale ha stabilito che il danno agli interessi commerciali supera l’interesse pubblico a rendere pubbliche le informazioni relative alle fasi iniziali del progetto di ricerca, ma nello stesso tempo ha riconosciuto l’importanza dell’interesse pubblico nella supervisione democratica delle tecnologie di sorveglianza e controllo, tale supervisione però deve iniziare solo dopo la conclusione dei progetti di ricerca.
Sui risultati della decisione, Barbora Bukovská, Direttrice Senior per la Legge e la Politica di “Article 19”, ha espresso delusione, criticando la Corte di Giustizia dell’Unione Europea per non aver riconosciuto adeguatamente l’importanza della trasparenza e della supervisione democratica nei progetti finanziati dai contribuenti. Ha sottolineato che il progetto iBorderCtrl ha un impatto significativo sui diritti umani, tra cui la libertà di espressione, la privacy e l’uguaglianza, e che i contribuenti dovrebbero avere il diritto di conoscere e valutare tali progetti sin dall’inizio. Inoltre, afferma che le tecnologie di riconoscimento delle emozioni, come quella testata nel progetto iBorderCtrl, sollevano gravi preoccupazioni per i diritti fondamentali e avrebbero dovuto essere completamente vietate.
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