Non abbiamo più sotto controllo i nostri tratti facciali. Queste sarebbero le conseguenze di una raccolta massiccia e disordinata di dati.
Lo ha rivelato il più grande studio mai condotto sulla storia ed evoluzione del riconoscimento facciale.
“La richiesta di dati costringe a raccogliere informazioni incredibilmente sensibili su, come minimo, decine di migliaia di persone. Costringe a violare la loro privacy. Questo è di per sé una base di danno. E poi stiamo accumulando tutte queste informazioni che non si possono controllare per costruire qualcosa che probabilmente funzionerà in modi che non si possono nemmeno prevedere. Questa è la natura del punto in cui ci troviamo”.
Numerosi ricercatori, spinti dalla necessità di servirsi di grandi set di dati per migliorare l’accuratezza dei sistemi di deep learning hanno gradualmente rinunciato a chiedere il consenso delle persone raffigurate.
Questa tendenza potrebbe contribuire a spiegare il crescente numero di casi in cui i sistemi di riconoscimento facciale hanno comportato conseguenze problematiche e discriminatorie.