Cerca
Close this search box.

Report 2023 sull’AI a scopo repressivo

Il rapporto Freedom on the Net 2023 di Freedom House esamina l’uso crescente dell’intelligenza artificiale (AI) per scopi repressivi in tutto il mondo. Il report rileva che l’AI viene utilizzata per sorvegliare, censurare e controllare i cittadini in molti paesi.

In particolare, su 70 nazioni esaminate, ben 41 hanno applicato blocchi o restrizioni su siti web che ospitano discorsi politici, sociali o religiosi. La limitazione della libertà online non è confinata a un solo contesto geografico o politico, ma è un fenomeno diffuso in varie parti del mondo. Sebbene con motivazioni e approcci differenti, sono coinvolti nella limitazione della libertà sia paesi democratici che non democratici.

Nei paesi non democratici, come la Cina e il Vietnam, le restrizioni alla libertà sono motivate dal desiderio di mantenere il controllo politico e sociale. Utilizzano la censura per limitare la critica al governo, le discussioni politiche libere o la divulgazione di informazioni indesiderate. Questi Stati hanno adottato approcci di censura diretta, bloccando siti web e argomenti di discussione politica ritenuti inappropriati per i regimi, oltre a sviluppare strumenti di generazione di contenuti controllati dallo Stato.

Nei paesi democratici, le restrizioni possono derivare da preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale o alla gestione di contenuti considerati dannosi, come la disinformazione o l’incitamento all’odio. Ad esempio, le autorità indiane hanno ordinato a YouTube e Twitter di limitare l’accesso a un documentario della BBC che mostra violenze durante il mandato di Narendra Modi come ministro dello stato indiano del Gujarat.

In Francia, il presidente Emmanuel Macron ha suggerito la possibilità di bloccare o vietare servizi come Snapchat e TikTok in risposta a proteste e violenze legate alla morte di un adolescente di origine algerina per mano della polizia. Sebbene tali restrizioni non siano state effettivamente applicate, il dibattito attorno a queste proposte solleva domande sulla libertà di espressione e di accesso alle piattaforme sociali in Francia.

Negli Stati Uniti, alcune iniziative hanno proposto il divieto di TikTok, un’app di proprietà della società tecnologica cinese ByteDance, citando potenziali minacce per la sicurezza nazionale e il rischio che il governo cinese possa accedere ai dati personali degli americani. A livello statale, lo stato del Montana è diventato il primo a promulgare una legge che, a partire dal gennaio 2024, obbligherà aziende come Apple e Google a impedire ai residenti del Montana di scaricare TikTok dai rispettivi app store. A livello federale, sono state proposte leggi che darebbero al presidente Biden l’autorità legale per vietare TikTok a livello nazionale.

In generale la censura è giustificata per proteggere la sicurezza nazionale, rimuovere contenuti dannosi come la pornografia infantile o la violenza grafica, mantenere l’ordine pubblico e salvaguardare la privacy delle persone coinvolte. Tuttavia, alcune di queste giustificazioni spesso sono utilizzate come pretesto per limitare la libertà di espressione, controllare le informazioni e ridurre la critica politica.

Le modalità legittime per attuare la censura dovrebbero rispettare i principi democratici e i diritti umani, garantendo la trasparenza delle azioni intraprese, la proporzionalità delle restrizioni rispetto alla minaccia o al rischio affrontato, e fornendo mezzi adeguati per il ricorso e l’appello delle decisioni prese.

La censura rappresenta una minaccia per la democrazia, limitando la libertà di espressione e riducendo l’accesso all’informazione, elementi fondamentali per il corretto funzionamento di una società democratica. Il Report evidenzia anche un’altra minaccia per la democrazia, la manipolazione dell’informazione che può distorcere la percezione della realtà, influenzare l’opinione pubblica mettendo a rischio la base stessa di un sistema democratico che si fonda sulla partecipazione informata dei cittadini. Menziona la presenza di chatbot e strumenti generativi che possono riflettere i pregiudizi e la censura presente nei dati di addestramento, influenzando di conseguenza le informazioni che producono.

Per evitare rischi, si sta lavorando sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale. C’è un approccio europeo che punta a garantire una maggiore tutela dei diritti umani, mentre negli Stati Uniti c’è un approccio più flessibile, lasciando alle aziende la responsabilità primaria della regolamentazione interna.

Il report conclude sottolineando l’importanza di coinvolgere nel dibattito sull’AI la società civile, giornalisti e attivisti, in modo da esercitare pressioni su legislatori e l’industria stessa per garantire un utilizzo equo, sicuro e rispettoso dei diritti umani. L’auspicio, a commento del report, è che l’AI favorisca lo scambio di idee e sia strumento che intercetti e contrasti la censura autoritaria.

Accedi per vedere questi contenuti

registrati se non lo ha ancora fatto