L’India, un paese con una popolazione per l’80% indù e per il 14% musulmana, è da tempo alle prese con i conflitti religiosi.
Messaggi Whatsapp o post virali che elencano i nomi di uomini indù assassinati dai musulmani o che mettono in guardia le ragazze indù adescate da uomini musulmani per unirsi allo Stato islamico.
Trasmissioni streaming su Facebook o YouTube riguardanti le missioni notturne condotte per intercettare i conducenti sospettati di trasportare e macellare mucche, un lavoro spesso svolto dai musulmani in India.
Utilizzo di centinaia di account falsi per elogiare la repressione dell’esercito indiano nell’irrequieta regione di confine del Kashmir ed accusare i giornalisti del Kashmir stesso di separatismo e sedizione.
Queste sono solo alcune delle testimonianze che dimostrano come, nei tempi più recenti, questi conflitti religiosi sono diventati più estremisti ed appariscenti, grazie anche alle società di social media che premiano con seguiti online ed alla correlata protezione politica e sostegno della posizione militante.
Leggi gli articoli completi:
Inside the vast digital campaign by Hindu nationalists to inflame India – The Washington Post
He live-streamed his attacks on Indian Muslisms. YouTube gave him an award – The Washington Post
Under India’s pressure, Facebook let propaganda and hate speech thrive – The Washington Post
Immagine di copertina via DuckDuckGo