Nell’articolo su Gizmodo, scritto da Maxwell Zeff, si esplora la crescente competizione nel campo delle interfacce cervello-computer, mettendo a confronto gli sforzi di Neuralink, l’ambiziosa azienda di Elon Musk, e quelli della Cina. In questa corsa tecnologica l’obiettivo sembra essere quello di integrare la tecnologia degli smartphone direttamente nel cervello umano.
Musk ha annunciato che “Telepathy”, il chip impiantato per la prima volta nel cervello umano alla fine di Gennaio, è un dispositivo che permetterà agli utenti di controllare i loro dispositivi elettronici semplicemente con il pensiero. Musk ha sottolineato l’importanza di questa tecnologia per migliorare la vita delle persone con disabilità, invitando individui con paralisi, sordità o perdita della vista a partecipare ai primi studi. L’articolo riflette sull’eventuale impatto di queste tecnologie, immaginando un futuro in cui “non dovrai muovere un muscolo per scorrere TikTok“, poiché le interfacce cervello-computer potrebbero permettere un controllo diretto e intuitivo dei dispositivi.
In risposta agli sviluppi di Neuralink, la Cina ha rivelato i propri piani ambiziosi per creare una tecnologia simile. Il Ministero dell’Industria e dell’Informazione Tecnologica cinese ha espresso l’intenzione di potenziare la tecnologia in aree chiave come la fusione cervello-computer, i chip cerebrali e i modelli neurali di calcolo. Questi sforzi sono parte di un’iniziativa più ampia per creare “prodotti iconici innovativi”, da lanciare commercialmente già nel 2025.
Il Ministero cinese ha sottolineato l’importanza delle interfacce cervello-computer in vari campi, tra cui la guida autonoma, la realtà virtuale e la riabilitazione medica. È interessante notare che i ricercatori cinesi stanno sviluppando un dispositivo che si collega al cervello attraverso l’orecchio interno, offrendo un’alternativa all’impianto di chip, come proposto da Neuralink.
Mentre Neuralink si sta concentrando su un approccio più invasivo, impiantando direttamente chip nel cervello, la Cina esplora metodi potenzialmente meno invasivi e più vari, che potrebbero offrire soluzioni diverse e complementari. Questa competizione tecnologica promette di migliorare la qualità della vita, ma solleva anche questioni riguardanti la privacy e l’autonomia delle persone.
Più profondamente, la prospettiva di unire l’intelligenza umana e artificiale attraverso tali interfacce pone domande sulla nostra identità perché si mettono in discussione i confini tra l’umano e la macchina. Continua a ripresentarsi la domanda tipica della bioetica, l’artificiale aiuta la natura o la sostituisce?
Nelle dichiarazioni di Elon Musk e in quelle del Ministro Cinese non si menziona la differenza tra una tecnologia che supporta le persone con disabilità e la tecnologia che promette lo streaming dei dati del cervello per tutti. Queste tecnologie promettono ampie applicazioni, ma ci sono diverse interpretazioni e aspettative che possono emergere dal loro sviluppo e uso.